Sommario

Nel 2012, la dott.ssa Elain Aron, una ricercatrice in psicologia, docente universitaria e psicoterapeuta, concluse due decenni di ricerca pubblicando un riepilogo delle maggiori teorie a disposizione relative al fenomeno della “Sensibilità di elaborazione sensoriale”. La Aron scoprì che alcune persone si differenziano dal resto della popolazione per la presenza di un tratto che le rende particolarmente sensibili, empatiche, intuitive e che le predispone a una percezione più intensa degli altri del proprio vissuto interiore così come degli stimoli esterni, portandole a valutare con maggior attenzione, prima di agire, ogni particolare e ogni circostanza.

Fino a quel momento tale fenomeno non era del tutto compreso e veniva spesso associato, in termini negativi, a tratti come il nevroticismo, la timidezza, l’introversione e a un carente controllo degli impulsi. Questo portava i clinici a indagare questa caratteristica, quindi, principalmente per il suo potenziale patologico e per le conseguenze che potevano verificarsi nella vita dei soggetti che ne sono caratterizzati.

Diverse ricerche dimostrarono però che la sensibilità non può essere confusa o accomunata alle caratteristiche sopra citate. Il nevroticismo, infatti, che viene definito come la tendenza, tipica di alcune persone, a provare sentimenti negativi (ansia, paura, frustrazione, solitudine, umore depresso) e ad essere emotivamente instabili, non è accomunabile all’elevata sensibilità, che si contraddistingue per un’attitudine ad avere una risposta emotiva maggiore, sia in termini negativi che positivi. Non può essere, del resto, nemmeno paragonata alla timidezza, essendo questa una risposta messa in atto da una persona nel momento in cui ha timore che qualcun altro possa giudicarla. La timidezza, quindi, è del tutto temporanea e si attiva in presenza di uno stimolo, mentre l’Alta Sensibilità è un tratto costante dell’individuo. Nemmeno l’introversione può essere presa in considerazione se consideriamo il fatto che, come è emerso da vari studi in materia, il 30% delle PAS sono estroverse.

Predisposizione genetica e maggiore sensibilità all’ambiente

Aron concluse che il tratto dell’Alta Sensibilità non avesse nulla a che vedere con una condizione anormale o patologica, ma che si trattasse semplicemente di una caratteristica tipica della conformazione neurale di alcuni individui. Un recente studio (Jagiellowicz et al.), ha infatti messo in rilievo che il cervello di un individuo altamente sensibile è caratterizzato da una maggiore attivazione delle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione approfondita degli stimoli (corteccia prefrontale, giro frontale inferiore), nell’empatia e nell’emotività (insula, amigdala, corteccia cingolata). Non si tratta di un disturbo e non corrisponde a nessuna categoria diagnostica citata sui manuali utilizzati in ambito psicologico. Le Persone Altamente Sensibili (PAS), sono quindi dotate di un tratto innato, noto come Alta Sensibilità che li rende più suscettibili agli stimoli e che si attiva con estrema facilità.

Avendo una peculiare capacità nel percepire in modo più ampio e intenso tutto quello che li circonda, le PAS notano una mole di dettagli incredibilmente più grande, sin dalla prima infanzia, che possono riguardare odori, colori, sapori, variazioni di temperatura, stati d’animo propri e altrui.

Se vi sentite spesso sovraccaricati da suoni di forte intensità, se soffrite in modo particolare il dover fare le cose di fretta, se risuonate eccessivamente con il vissuto interiore degli altri, tanto da sentirvi esausti, potreste avere questo tratto. È una caratteristica tipica di chi, frequentemente, nota ogni singolo dettaglio che lo circonda, di chi ha una tolleranza al dolore più bassa della media e rimane fortemente turbato da ogni cambiamento.

Spesso le PAS prediligono i sapori e gli odori particolarmente delicati, possono commuoversi facilmente di fronte a delle opere d’arte o alla natura e hanno bisogno, alla fine della giornata, di ritirarsi in un luogo in cui possano avere la loro privacy, fatta di silenzio, luci soffuse e lontana dal “rumore” del mondo esterno. Spesso, nel corso della loro vita, si sono sentite definire capricciose, troppo paurose, troppo sensibili e spesso si sono sentite dire che quello che provavano non andava bene. Questo, purtroppo, sin da piccole, confronta le PAS con un mondo che non le approva e, a volte le rinnega, facendole sentire sbagliate. I dati ci dicono che appena 1/3 dei bambini Altamente Sensibili vive un’infanzia serena.

Caratteristiche specifiche delle PAS

Le caratteristiche delle persone altamente sensibili possono essere riassunte, secondo la Aron, tramite l’acronimo DOES:

  • D: si indica la profondità (depth) dell’elaborazione: una PAS, prima di compiere qualsiasi azione, osserva, riflette e pone particolare attenzione ad ogni elemento dell’esperienza, focalizzandosi su ogni particolare, paragonando e creando ponti di collegamento con le sue esperienze, sia passate che recenti. È stato osservato che la PAS, nell’elaborazione delle informazioni, sia più incline a utilizzare maggiormente centri cerebrali “profondi” come l’insula, per esempio, a differenza della persona non-PAS;
  • O: sta per sovra-stimolazione (over-stimulation). Capita frequentemente che una PAS, a causa della maggiore attenzione che pone a tutti gli stimoli dell’ambiente circostante e a tutti i dettagli delle situazioni che si vengono a creare, si possa stancare prima, anche in contesti ordinari, durante lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Col passare del tempo, quindi, le PAS potrebbero iniziare a tenersi lontane, più di altri, da situazioni ritenute snervanti e, questo, potrebbe costargli l’etichetta di introversi, o socialmente evitanti, ma sarebbe improprio definirli così;
  • E: come enfasi (emphasis), che emerge dalle reazioni emotive delle PAS. Con “E” si intende anche l’empatia (empathy), caratteristica tipica dell’esperienza interna di queste persone. Di fronte a una situazione emotivamente intensa, una PAS risuona fortemente con l’emozione altrui, proprio come se fosse la propria e si sente, inoltre, portata ad agire attivamente (reattività);
  • S: ovvero “essere sensibili ai dettagli” (subtetlies): le PAS individuano con facilità piccoli dettagli che agli altri tendono a sfuggire, sia rispetto a particolari ambientali (intensità delle luci, rumori, sfumature dei colori) che per quanto riguarda un’accurata lettura interna dei vissuti personali, propri o altrui. Questa caratteristica, sebbene sia alla base dell’esperienza di sovra-stimolazione, consente agli individui PAS di scambiare informazioni con l’ambiente, sia interno che esterno, regalandogli la capacità di fornire risposte più adeguate alla situazione e dunque adattive.

Strategie di sopravvivenza

Questo tratto, del tutto normale, è presente in circa il 20% della popolazione, sia adulta che infantile e accomuna più di 100 specie di animali diverse, dalle meno evolute fino ai primati e all’uomo: è una caratteristica comune proprio perché, in natura, svolge una funzione adattiva e di sopravvivenza, che consente a questi individui di scrutare con attenzione i propri dintorni prima di agire. Del resto, ogni organismo vivente è programmato per analizzare, adattarsi e reagire agli stimoli dell’ambiente esterno, sia di natura positiva che negativa.

Le strategie di sopravvivenza, che si attivano principalmente nei momenti di stress elevato o di pericolo, vengono solitamente racchiuse in due categorie:

  •  La strategia dei falchi: i “falchi” reagiscono ad una situazione di potenziale stress in modo impulsivo, adottando una modalità di attacco/fuga per affrontare il pericolo;
  • La strategia delle colombe: le “colombe” preferiscono osservare attentamente l’ambiente prima di intervenire, minimizzare i rischi che potrebbero derivare da una decisione troppo frettolosa, dettata dall’impulsività.

Quella adottata dalle PAS, la strategia delle “colombe”, tende a rispondere agli stimoli ricevuti dall’ambiente circostante, analizzandoli attentamente e associandoli a quelli presenti in occasioni già affrontate. Tale strategia può comportare vantaggi o svantaggi, a seconda delle esperienze e dell’ambiente in cui l’individuo si sviluppa. Ad esempio, grazie alle sue capacità osservative, la PAS risulta essere spesso più abile nel gestire e reagire una situazione che abbia delle similitudini con una della quale si è già fatto esperienza in passato.

L’importanza del contesto familiare

Grazie alla loro attenzione e memoria per i dettagli e alla loro sopraffina predisposizione empatica, le PAS si possono prefigurare come persone molto piacevoli con cui interagire. Inoltre, gli individui altamente sensibili che hanno vissuto un’infanzia piacevole e sono cresciuti all’interno di un ambiente familiare positivo, sviluppando un attaccamento sicuro, rivelano capacità sociali migliori e strategie di coping più performanti, se obbligate a confrontarsi con eventi avversi. Si dimostrano inoltre più bravi nel trovare soluzioni in modo creativo.

Al contrario, se l’infanzia è trascorsa in un contesto negativo e infelice, oltre al rischio di sviluppare maggiormente ansia, depressione e disturbi somatici, le PAS potrebbero tendere a generalizzarla ad altre situazioni simili al fine di evitare, per il timore di rivivere sentimenti negativi, di cimentarsi in nuove esperienze. Inoltre, a causa della loro propensione alla sovra-stimolazione, le PAS possono sembrare eccessivamente ansiose o nevrotiche anche se in realtà non lo sono. Questo potrebbe compromettere le loro prestazioni. Anche a livello sociale, tali soggetti possono essere meno inseriti poiché, proprio in virtù delle caratteristiche che li contraddistinguono, tendono ad avere bisogno di solitudine e di più tempo dei non-PAS per elaborare le loro esperienze.

Sebbene quindi l’Alta Sensibilità sia una caratteristica innata, è anche il risultato dell’educazione e dalla formazione che la PAS riceve. Il soggetto, che per una predisposizione genetica, è altamente sensibile, è conseguentemente più incline a ricevere gli stimoli provenienti dall’ambiente e l’educazione ricevuta ha in questi casi un impatto molto più forte di quanto non faccia nei riguardi delle persone non-PAS.

Ciò che è potenzialmente patologico nel tratto dell’Alta Sensibilità non è dunque la caratteristica in sé, ma il modo in cui questa viene letta e gestita dalle figure di riferimento che vivono insieme all’individuo sensibile, in particola modo nei primi anni della sua vita. È fondamentale quindi capire approfonditamente il fenomeno per poter fare in modo di regalare, alle persone altamente sensibili, una vita serena e appagante. Le PAS, quindi, non hanno bisogno di una cura poiché i tratti della loro personalità non sono patologici.

Quello su cui, invece, è molto importante lavorare, è l’idea negativa e, a volte, il pregiudizio che gran parte delle persone non-PAS (il restante 80% della popolazione) ha dei soggetti altamente sensibili. Tale difficoltà e pregiudizio è spesso presente anche nelle famiglie delle PAS che, non solo non si sentono accolte, ma sono sovente ipercriticate e stigmatizzate.

La ricerca sulla PAS ha portato all’elaborazione di test self-report che offrono la possibilità di rilevare le caratteristiche peculiari della Persona Altamente Sensibile (Highly Sensitive Person o People– HSP).

Se desiderate avere una comprensione maggiore di questo argomento è possibile completare tale test nella sua versione italiana alla pagina: https://www.personealtamentesensibili.it/sei-ipersensibile/.