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“Ero in macchina da sola e stavo tornando a casa. All’improvviso mi è iniziata a mancare l’aria, avevo come la sensazione di morire, ho iniziato a sudare e mi formicolavano le gambe. Mi girava forte la testa, ero sicura di svenire da un momento all’altro, la vista era appannata e il cuore batteva a mille. È stato terribile!”

Questa è solo una delle tante esperienze che vengono riportate da chi ha subito un attacco di panico.

Gli attacchi di panico, che rientrano nella più ampia categoria dei disturbi d’ansia, sono caratterizzati da una modalità assolutamente particolare e intensa di rispondere alla paura e costituiscono una patologia che coinvolge, ogni anno, sempre più persone.

Il Disturbo di Panico (DAP)

Gli ultimi dati riguardanti l’Italia parlano di circa 10 milioni di persone che si sono dovute confrontare con questa esperienza almeno una volta nella vita, mentre sono circa 2 milioni le persone per le quali gli attacchi di panico si sono ripetuti più volte, dando origine a quello che viene chiamato, appunto, Disturbo di Panico o DAP.

L’esordio del disturbo si verifica, generalmente, nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, con un’incidenza da due a tre volte superiore per le donne rispetto agli uomini. Molto spesso il disturbo non viene diagnosticato e la mancanza di cure adeguate può portare, nel tempo, a soffrire di depressione e a diverse forme di dipendenza nel tentativo di attenuare l’ansia e lo stress causati dal disturbo (alcol nel 30% dei casi, sostanze nel 17% dei casi e farmaci).

“Panico” è una parola che deriva dal greco “Panikòs” e si riferisce al Dio Pan, raffigurato nella mitologia greca come un essere per metà uomo e per metà capra, spesso ripreso dalla simbologia della Chiesa cristiana, per rappresentare Satana. Era il dio della natura, dei boschi e dei corsi d’acqua. Potente e selvaggio, se disturbato mentre riposava, riusciva a emettere urla spaventose che inducevano nei presenti il terrore allo stato puro (il “terror panico”, appunto). Rappresenta l’istinto, l’energia più primitiva, la sessualità e la natura più oscura e profonda dell’uomo che non è sotto il controllo della volontà umana.

Ma nello specifico, cos’è un attacco di panico? Quali sono i sintomi di un attacco di panico?

Il DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) lo definisce come “la comparsa improvvisa di paura e disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti durante i quali si verificano quattro o più dei seguenti sintomi:

  • Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
  • Sudorazione
  • Tremori fini o grandi scosse
  • Respirazione difficoltosa o sensazione di soffocamento
  • Dolore o fastidio al petto
  • Nausea o disturbi addominali
  • Sensazione di vertigine, di instabilità o di svenimento
  • Brividi o vampate di calore
  • Sensazioni di torpore o formicolio
  • Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sentirsi distaccati da sé stessi)
  • Paura di perdere il controllo o di “impazzire
  • Paura di morire”

I sintomi riportati, sia di natura fisica che psicologica, lasciano intendere che l’esperienza dell’attacco di panico investe la persona completamente, dandole la sensazione di vivere una condizione di “corto circuito” dalla quale sembra impossibile uscire.

In quali casi si verifica l’attacco di panico

È opportuno precisare che non si può fare una diagnosi di Disturbo di Panico, se esistono condizioni mediche particolari che già da sole contribuiscono all’insorgenza di questi attacchi come, per esempio:

  • Ipertiroidismo
  • Disfunzioni vestibolari (malfunzionamento del vestibolo e del labirinto, organi deputati, nell’orecchio, al mantenimento dell’equilibrio e all’orientamento nello spazio)
  • Disturbi convulsivi
  • Ipoglicemia
  • Particolari condizioni cardiopolmonari
  • Astinenza da farmaci o da sostanze, visto che l’astinenza, già di per sé, tende a generare ansia nel soggetto dipendente.

È frequente che il disturbo si manifesti in concomitanza di momenti particolarmente stressanti nella vita di un individuo (un trasloco, la nascita di un figlio, problematiche legate al lavoro, il matrimonio, esami universitari). Gli attacchi si possono verificare nelle situazioni più varie, come in ascensore, mentre si guida, al supermercato, al cinema o durante il sonno. Sebbene, come già detto, molti sperimentano questa esperienza una sola volta, per altre persone gli attacchi si ripetono.

Il circolo del panico, ovvero la paura della paura

È proprio la paura che gli attacchi possano ritornare all’improvviso a creare quello che viene definito “il circolo del panico” ovvero “la paura della paura”. Noi abbiamo la tendenza ad avere paura quando percepiamo la presenza di una minaccia. L’angoscia provata dall’idea che si possano ripetere tutta quella serie di sintomi induce il corpo a reagire, amplificando i segnali della paura e facendo entrare la persona in una spirale di agitazione che si trasforma in panico. Le persone con Disturbo di Panico finiscono spesso per vivere una vita fortemente condizionata dall’ansia e dall’idea di poter avere un altro attacco. Ecco perché cercano in tutti i modi di prevenire e contrastare l’arrivo di un altro attacco mettendo in atto quelli che vengono chiamati “evitamenti” e “comportamenti di sicurezza”.

Molto spesso però, certi escamotage, non fanno altro che peggiorare la situazione. A volte, per esempio, il soggetto tende ad aumentare volutamente il ritmo della respirazione, quando ha la sensazione che stia per sopraggiungere un attacco. Iperventilare però, in molti casi, non fa altro che accrescere le sensazioni di vertigine e disorientamento. Frequentemente, inoltre, le persone affette da questo Disturbo di Panico soffrono anche di “Agorafobia”, descritta dal DSM V come “la paura o ansia marcate relative a due o più delle seguenti cinque situazioni:

  • Utilizzo dei trasporti pubblici
  • Trovarsi in spazi aperti
  • Trovarsi in spazi chiusi
  • Stare in fila oppure tra la folla
  • Essere fuori casa da soli”

L’individuo, quindi, cercherà di evitare queste situazioni perché ha paura di non riuscire a scappare se dovesse arrivare un attacco di panico. A volte accetta di affrontare situazioni di questo tipo solo in presenza di alcune persone, che individua come particolarmente protettive per sé. Questo crea un meccanismo di evitamento o di forte dipendenza da alcune persone, che va a minare in profondità l’autostima e l’umore andando a incidere profondamente sulla qualità della vita della persona.

Cosa fare quando si ha un attacco di panico

Il Disturbo di panico si riferisce, quindi, ad attacchi di panico ricorrenti e inaspettati, dove per “inaspettato” si intende un attacco di panico apparentemente privo di motivi scatenanti. L’attacco, insomma, sembra verificarsi all’improvviso e senza una ragione precisa. Ma cosa si può fare se ci si dovesse trovare in una situazione del genere?

Esistono alcune piccole indicazioni che possono aiutare a superare la crisi nel migliore dei modi:

  • Se vi trovate in compagnia di qualcuno, mettetelo al corrente della situazione informandolo del fatto che avrete bisogno di alcuni minuti per riuscire a calmarvi;
  • Cercate di “proteggervi” allontanandovi, dal luogo nel quale l’attacco ha avuto inizio;
  • È importante trovare un luogo arieggiato, ventilato. La sensazione che infatti, spesso si prova, è quella di soffocare e di avere troppo caldo;
  • È di fondamentale importanza trovare una posizione comoda evitando, possibilmente di sdraiarsi. Questo, a volte, peggiora la situazione;
  • Concentratevi sulla respirazione rendendola lenta e regolare. Il collegamento tra respirazione e attacchi di panico, infatti, è ormai scientificamente provata;
  • Ripetete nella vostra mente che, così come è arrivato, l’attacco passerà.

Le cose assolutamente da non fare

  • Cercare di fingere di star bene, perché questo, generalmente, aumenta la tachicardia e peggiora la situazione;
  • Opporre resistenza. È molto importante capire che la gestione di attacco di panico richiede tempo e spazio. È quindi fondamentale interrompere l’attività che si stava svolgendo per seguire le indicazioni riportate sopra;
  • Non correre o muoversi in modo concitato nel tentativo di fuggire dal luogo in cui si è verificato l’attacco perché questo potrebbe esporre a rischi di cadute o incidenti, vista l’agitazione del momento.

Le radici profonde dell’attacco di panico

Sebbene, spesso, lo stress sia un fattore che facilità l’insorgenza dell’attacco di panico, ci sono altre importanti considerazioni da fare.

Esistono delle caratteristiche comuni a molti individui affetti da Disturbo di Panico, come una particolare sensibilità, sviluppata durante l’infanzia, nel non vedere accolti adeguatamente alcuni bisogni (bisogno di protezione, di amore e di sostegno). Questo li ha portati a sentirsi abbandonati, generando insicurezza e bassa autostima. Quando si verificano situazioni nuove e stressanti, il problema tende a presentarsi nuovamente. Ecco perché si dice che, chi soffre di attacchi di panico, deve affrontare importanti questioni che riguardano lo “svincolo”, la “liberazione”, dalle figure più importanti (i genitori, per esempio).

Il lavoro da fare deve essere mirato a risolvere la dipendenza affettiva da queste figure e l’aggressività che ne consegue. Non è infatti casuale che la persona che soffre di questi disturbi possa andare frequentemente in crisi quando è distante dai suoi punti di riferimento (casa, famiglia, persone dalle quali si sente protetta). Il soggetto affetto da DAP ha spesso una personalità inadeguata ad affrontare cambiamenti e processi di maturazione che, durante la vita, naturalmente avvengono. I sintomi provati non sono altro che l’espressione dell’incapacità, da parte della persona, di riuscire a entrare in contatto con parti profonde di sé, emozioni taciute, desideri inascoltati per troppo tempo. Il corpo reagisce violentemente esprimendo dolore e angoscia e ci stimola ad agire in vista di un cambiamento.

Molto spesso l’ansia non è nient’altro che l’espressione di un’energia vitale che ha bisogno di essere liberata. Nelle storie di pazienti colpiti da attacchi di panico ricorre spesso la difficoltà ad affermare le proprie idee, a vivere la vita secondo le proprie attitudini e preferenze e ad essere sé stessi. Forse per troppo tempo alcune parti della persona sono rimaste “in silenzio”, inascoltate, fino a quando, avendo raggiunto l’apice, non sono esplose, appunto, in un attacco di panico. Questo va interpretato come un “campanello d’allarme” che ci invita a riflettere!

Qualcosa di profondamente nuovo deve essere portato alla luce nella nostra vita e una parte importante di noi vuole voce per rendersi indipendente e libera di scegliere e decidere. I dati attuali sulla cura sono molto incoraggianti. Le percentuali di guarigione vanno dal 70 al 90% dei casi, per persone con Disturbo da Panico mentre risultati positivi, ma in percentuale leggermente inferiore si hanno per gli individui che presentano una Disturbo di Panico con Agorafobia.

Nei casi più seri, in cui gli attacchi sono frequenti, si procede con una terapia combinata che prevede l’uso di psicofarmaci (in una fase iniziale) e psicoterapia. In altri casi un percorso psicoterapeutico può essere sufficiente a risolvere il problema. I dati mostrano come i trattamenti psicologici, rispetto a quelli farmacologici, riescano a garantire un miglioramento che rimane stabile nel tempo. Il trattamento farmacologico, infatti, se utilizzato come soluzione unica, non è duraturo e i suoi effetti diminuiscono con rapidità dopo la sospensione, causando frequenti ricadute. Il farmaco troppo spesso non consente al disagio di venir fuori e la psicoterapia è il modo migliore per dar senso e voce a quelle cause profonde che nel malessere fisico hanno trovato l’unico modo di esprimersi. Un numero elevato di pazienti, già nelle prime settimane, mostrano miglioramenti significativi. Le psicoterapie particolarmente indicate per la cura del Disturbo di Panico sono le terapie analitico-transazionali, le cognitivo-comportamentali e le terapie interpersonali.